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Franca Viola fu la prima donna in Italia, in Sicilia, a dire no alla “paciata”, la pacificazione fra famiglie, e al matrimonio riparatore. Nel 1967, la legge diceva, all’articolo 544 del codice penale, che il matrimonio riparatore avrebbe estinto il reato di sequestro di persona e di violenza carnale. Reato estinto per la legge, onore riparato per la società. Grazie a lei, è stato modificato il codice penale dello stato italiano, e moltissime donne sono state in grado di difendersi dai propri carnefici.

 Il giorno 25 novembre 2019, presso l’Aula Magna del Liceo Jacopone da Todi, alle ore 16:30 si è tenuta la presentazione del bando di concorso rivolto alle scuole dell’Umbria in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne, indetto dall’Associazione Franca Viola – coordinamento Donne Todi. Il bando era rivolto agli alunni e le alunne del primo e secondo anno delle scuole secondarie di secondo grado dell’Umbria. L’Associazione, attraverso questo bando, ha voluto stimolare una riflessione sulla figura di Franca Viola e la sua storia, ma non solo: ha inteso sensibilizzare gli adolescenti al reciproco rispetto nelle relazioni di coppia e stimolarli a una cittadinanza attiva, mostrando come la scelta coraggiosa di una giovane ragazza abbia modificato la percezione dei rapporti di genere nella società e in definitiva abbia contribuito all’evoluzione della difesa dei diritti fondamentali della persona nel nostro ordinamento giuridico. L'associazione, inoltre, ha voluto incoraggiare nelle studentesse e negli studenti la fiducia nella legalità e la denuncia di eventuali abusi di cui siano protagonisti o testimoni. Per partecipare al bando, le studentesse e gli studenti hanno presentato un elaborato letterario in lingua italiana inedito, reso in forma tradizionale o multimediale, frutto del loro lavoro individuale o di gruppo. Gli elaborati ispirati al tema proposto sono stati valutati secondo diversi parametri da una commissione presieduta da un membro dell’Associazione e composta da altri quattro esperti a scelta dell’Associazione. Il giorno 8 marzo 2020 avrebbe dovuto svolgersi la cerimonia di premiazione degli elaborati, presso Palazzo del Vignola a Todi ma, in ottemperanza del DPCM 4 Marzo 2020, questa è stata rimandata. La classe 2S3 del Liceo Scientifico Ettore Majorana dell’IISST di Orvieto si aggiudicata il terzo posto con il testo “A Francesca”, nome di battesimo di Franca Viola, una lettera a più mani, realizzata dagli studenti e dalle studentesse della classe.

Di seguito la lettera “A Francesca”, realizzata dalla classe 2S3 del Liceo E. Majorana.

Orvieto, 15 Febbraio 2020

Cara Francesca,

siamo ragazzi e ragazze di sedici anni, l’età che aveva lei quando ha vissuto il suo dramma, frequentiamo il secondo anno di Liceo Scientifico. In classe abbiamo parlato molto di lei e crediamo che il suo coraggio e la sua storia sia rimasta impressa a tutti. Questa è una lettera a più mani, parleremo in prima persona senza presentarci e distinguere i nostri pensieri che, nelle loro differenze e particolarità, compongono un unico messaggio fluido nei due generi, maschile e femminile, dedicato a lei.

Sono qui a scriverle perché l’ammiro molto. La ammiro come figlia, come sorella, ma soprattutto come donna. La ammiro per aver avuto il coraggio di dar voce alle sue volontà, al suo pensiero.

Per conoscere la sua storia ho letto il capitolo “Tu metti una mano, io ne metto cento”, a lei dedicato nel libro “Noi ragazze senza paura” di Daniela Palumbo. Tante le frasi e gli aspetti del racconto, che mi hanno colpito, ma in particolare c’è una frase, che mi è rimasta impressa "le donne vanno addomesticate", che Filippo Melodia pronuncia nei Suoi confronti. Addomesticare significa rendere ubbidiente ad un comando e io, come lei in passato, non voglio che un uomo mio pari mi detti legge solo perché è tale. Ascoltando la sua storia ho provato tanta rabbia nei confronti di Filippo Melodia e di tutti gli uomini prepotenti come lui. 

La cosa che più mi ha colpito è il sentimento che lega la sua famiglia. L’amore comincia a casa: prima viene la famiglia, poi il proprio paese o la propria città. Ha dimostrato che la bellezza non è sinonimo di stupidità e questo lo dovrebbero capire anche molte ragazze di oggi, che sfruttano la loro bellezza e mettono in pericolo la loro libertà, solo per ottenere qualche followers.

Il coraggio suo e della sua famiglia mi ha stupito. In un contesto sociale tale per cui le organizzazioni mafiose costituiscono uno stato nello stato, e in cui vale la legge dell’omertà, credo che pochi altri avrebbero avuto lo stesso coraggio che ha avuto lei e la sua famiglia. In primo luogo mi ha stupito l’atteggiamento protettivo e amorevole di sua madre che, in quanto donna, quindi considerata quasi incapace di esprimere la propria opinione, ha deciso di rischiare la vita facendo da scudo umano per proteggerla. Anche io ho un rapporto speciale con mia madre. Lei mi dice sempre: “Prima di tutto io penso ai miei figli.” Ricordo che da piccolo ho fatto un brutto sogno, simile al suo rapimento, e poi, dopo essermi svegliato, sono corso ad abbracciare mia mamma e mio fratello.

Ecco il rapporto con Mariano, appare così puro e bello. Vedere un ragazzino di appena otto anni combattere e affrontare dei pericoli per sua sorella, mi è sembrato immensamente dolce. Ha dimostrato un grande coraggio e una grande forza rispetto a un qualsiasi altro bambino della sua età.

“-Tu a mia sorella non la devi sfiorare, Malacarne! - Ha sentito il padre chiamarli così: se l’è ricordato in quel momento.” Da piccoli non si dà peso alle frasi che vengono dette, quindi non si pensa neanche alle conseguenze che si potranno avere ripetendo quelle parole. In questo caso Mariano ha avuto molto coraggio, nel mettersi contro Filippo Melodia. Io, a differenza sua, ci avrei pensato due volte prima di agire perché mettersi contro la mafia significherebbe rischiare la propria vita.

Io ho un rapporto molto bello con mio fratello, mi ha sempre difeso nei momenti di bisogno. Fin da quando ero piccola stava dalla mia parte nei litigi con i miei genitori. Qualche mese fa ho avuto una pesante discussione con loro per via della scuola, volevano che mi impegnassi di più e lui mi ha aiutato a far capire loro che non è così semplice come sembra, soprattutto nella scuola che frequento. Per me è stato molto importante sentire il suo sostegno, mi ha dato forza in un momento in cui mi sentivo insicura.  Mio fratello è una delle poche persone, che è stata sempre al mio fianco, quando ne avevo bisogno.

Per ultimo, vorrei farle sapere che sono rimasta davvero molto stupita anche dal comportamento di suo padre. Credo che lui, tra i tre componenti della sua famiglia, esclusa lei, sia stato il più coraggioso perché è stato colui che ha risentito di più rispetto a tutti gli altri le conseguenze della vostra scelta. Credo che, non tutti i padri, in un contesto sociale del genere, avrebbero messo a repentaglio la propria vita e quella della propria famiglia, per inseguire tale ideale, andando contro a due grandi organizzazioni: quella mafiosa, la più pericolosa, e quella statale. Il licenziamento di suo padre, dopo il processo di Filippo, mi ha stupefatto. Ho capito come quasi ogni cosa venisse decisa dalla mafia. Quello tra suo padre e lei era un rapporto speciale: un padre cerca sempre di proteggere la propria figlia. Anche io ho un rapporto simile con mio padre. Una volta stavo molto male e lui era occupato, ma è venuto ugualmente da me e mi è stato vicino. Mi ha aiutato a calmarmi e ho sentito il suo amore. Anche solo un abbraccio può farti star meglio. Mio padre è un punto di riferimento. C’è sempre stato per proteggermi, come Bernardo ha fatto con lei.

Per me è più che emblematica la frase che le disse suo padre. “Tu metti una mano, io ne metto cento”.

Mi ha colpito molto il fatto che al suo paese vi fossero delle ragazze, che avrebbero voluto stare con Filippo Melodia, mentre lei afferma, ogni volta, di non voler stare con lui e decide, dopo la violenza, di andare contro la legge, che costringeva le ragazze che venivano violentate a sposare il loro carnefice.

Lei ha avuto una grande forza e una grandissima consapevolezza nel negare ad un uomo potente e pericoloso, quello che voleva, anche a costo di andare contro tutti. Lei si è assunta le sue responsabilità ed è uscita a testa alta da questa storia, consapevole di star cambiando la vita a milioni di donne in tutta Italia. Donne che, come lei, si trovavano in una situazione di svantaggio e di sottomissione. Donne che, diversamente da lei, non hanno avuto il coraggio di dire “no”, o che, nel dirlo, non sono state ascoltate.

Non oso pensare le sensazioni che abbia potuto provare in quei giorni, prigioniera dei suoi aguzzini e dei suoi pensieri. Mi vergogno nel sapere che esistono degli uomini del genere, uomini che non si fanno scrupoli per arrivare ad ottenere i loro bassi fini. La cosa che più dispiace è che la situazione sia cambiata di poco. La rivoluzione è andata solo parzialmente in porto. Centinaia sono i femminicidi all’anno, spesso per mano di uomini che provavano un sentimento, che loro chiamano amore, non riconosciuto, nei confronti della vittima. Mi si spezza il cuore dicendo che le statistiche negative crescono. 

Franca, Lei è stata la prima a metterci la mano. Dovremmo dar retta a suo padre e metterne altre cento.

Di una cosa sono certa: quello che lei ha fatto non l’avrebbe potuto compiere chiunque, altrimenti non si spiegherebbe perché nessuna altra si sia ribellata prima di lei. Io ritengo che il suo gesto abbia dato la forza e il coraggio ad altri per continuare la lotta per la conquista dei diritti. Infatti solo al seguito della sua scelta la legge è cambiata ovunque in Italia e ha modificato la percezione dei rapporti di genere e questo, lo ribadisco, solo grazie a lei.

 “Le donne che hanno cambiato il mondo, non hanno avuto bisogno di mostrare nulla, se non la loro intelligenza” diceva Rita Levi Montalcini.

Mi chiedo come lei sia stata capace di affrontare le conseguenze della sua scelta e di come sia riuscita a continuare la sua vita camminando a testa alta, dovendo affrontare i giudizi della gente, le minacce da parte della famiglia di Filippo e delle altre persone, del suo paese, che obbedivano al volere della famiglia mafiosa. Si sentiva libera o ha pensato di aver commesso un errore? Cosa le ha dato la forza di andare avanti?

Spero davvero che non smettano mai di esistere donne come lei perché oggigiorno il mondo sta tornando indietro e molti sforzi fatti potrebbero essere stati vani.

La considero un grande esempio da cui prendere spunto e da cui capire che, se si hanno delle idee oggettivamente giuste e si è convinti di queste, non bisogna avere paura di esprimere la propria opinione.

La ringraziamo per il tempo che ci ha dedicato.

Bernardo, Luca, Mattia, Chiara C., Jacopo, Sofia, Francesca, Chiara M., Lorenzo, Benedetta, Patrizio, Giovanni, Giorgio, Matteo, Giacomo, Filippo, Beatrice, Filippos

Studenti e studentesse della classe 2S3 del Liceo Scientifico Ettore Majorana di Orvieto

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